venerdì 25 marzo 2011

Un contributo di Giovanna Tafuri

Riporto un brano di un interessante articolo di Giovanna Tafuri di qualche anno fa. Il testo completo si può leggere a questo indirizzo: http://www.disced.unisa.it/Quaderni/Qua_Vol_04-1994/Q_V04_231-238.htm

Sono assolutamente consapevole, inoltre, che almeno un indirizzo tra quelli che verranno definitivamente codificati non potrà non prendere in esame l'apparato tecnologico che tende a divenire quasi una seconda natura, come intuì nei primi decenni di questo secolo Maria Montessori[9]. Un'attenzione puntuale a questo indirizzo mi sembra oltremodo importante per due ordini di ragioni. La prima è - vorrei dire - di ordine "termostatico". Uso un termine introdotto nel campo pedagogico da Neil Postman, il quale ritiene che la scuola debba agire come strumento di regolazione della vita sociale. In questo caso la scuola dovrebbe "raffreddare" una "temperatura sociale" che - gli pare - potrebbe diventare incandescente[10]. Nel senso che alcuni sviluppi tecnologici (penso alle tecnologie che riguardano le ricerche di fisica nucleare o, più di recente, di bio-ingegneria) potrebbero influire negativamente sulle stesse possibilità di sopravvivenza dell'uomo e della "nicchia ecologica", come oggi si dice, all'interno della quale egli è collocato. Lo sviluppo tecnologico deve poter essere coniugato con il Lebenswelt, del quale esso dovrà divenire un fisiologico prolungamento in un ottica di Entlastung del lavoro dell'uomo. La seconda si riferisce alla "capacità" che hanno assunto i nuovi sviluppi tecnologici di interagire con la stessa intelligenza umana; in alcuni casi qualcuno ritiene che possono divenire concorrenti temibili della stessa intelligenza dell'uomo. Vorrei meglio specificare questo punto, perché mi sembra particolarmente incisivo ai fini del profilo di un progetto pedagogico che sappia confrontarsi con le frontiere più avanzate dello sviluppo scientifico e tecnologico. La scuola (e più precisamente la superiore) non potrà esimersi, infatti, da dare risposte e da indicare percorsi in rapporto all'orientamento di senso da offrire all'azione umana che interagisce con o si esprime a partire da un sistema di oggetti che sono governati da programmi che prevedono possibilità di retroazione e sulla base di una ricca memoria (di macchina o di programma), anche adeguare - in tempo reale - il "comportamento" dell'uomo in rapporto a input che vengono dall'esterno. Mi pare che l'homo tecnologicus debba rendere eunomico - ben regolato - il suo rapporto con gli oggetti intelligenti, di cui il suo mondo sta divenendo sempre più ricco. Una scuola di questo tipo potrebbe insieme garantire la migliore utilizzazione di quel mondo artificiale e astratto creato dall'uomo, evitando nel contempo la solitudine e l'anomia che sono stati i ricorrenti segni distintivi della società contemporanea.
La tematica della tecnologia non mi fa dimenticare certamente l'ambito umanistico, ma questo mi pare che emerga come riscoperto - espressione di una vitalità nuova - quando si sia confrontato con gli sviluppi scientifici e tecnologici. Non c'è alcun umanista che voglia essere insieme massimamente rigoroso e capace di interagire in maniera proficua con altri studiosi della stessa disciplina, sia pure operanti in ambiti nazionali differenti, che non utilizzi alcune volte anche complessi apparati informatici o strumenti logico-matematici, in alcuni casi estremamente raffinati e spesso studiati appositamente - "mirati" si dice in gergo - per i suoi studi. Mi pare sia opportuno ricordare i vantaggi ottenuti da una scienza come la linguistica, per esempio, dall'introduzione diffusa dell'informatica e dall'arricchimento dell'iconografia e dell'iconologia quando ad esse si applichi il bagaglio di conoscenze sviluppato in una scienza nuova: l'intelligenza artificiale. Si può dimostrare così che un'attenzione di tipo estetico spinge all'azione gli scienziati degni di questo nome. Per usare una frase icastica è fondamentalmente il desiderio di esprimere la bellezza che "spinge all'azione": la bellezza matematica probabilmente prima di ogni altra e poi quella geometrica e quindi tutte le altre all'interno delle quali si cimenta lo spirito umano. Questa tensione verso il bello, il desiderio di fruire anche in ambito scientifico di questo piacere può ad ogni pie' sospinto essere ritrovato dagli studiosi di storia del pensiero filosofico (disciplina che deve essere ben presente nel triennio della scuola secondaria superiore), ma una tensione dello stesso tipo informa nella grande maggioranza dei casi anche letterati ed artisti, il cui pensiero e le cui opere dovranno continuare ad essere presenti nella mente e nel cuore dei nostri studenti[11]. Sono questi luoghi teorici, ripeto, questa lezione ci viene confermata dai progettisti dei modelli scolastici che si sperimentano nei Paesi più avanzati, dai quali emergerà, poi, ogni tensione scientifica innovativa ed ogni risposta a quelle crisi nella continuità scientifica che Kuhn con tanto rigore ha approfondito e di cui è stato capace (almeno per l'Occidente) di fare la storia.

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